Da Milano al Rap Game: Club Dogo e il Viaggio Nell’Essenza dell’Hip Hop

L’album “Club Dogo” è un autentico ritorno alle origini, un riscatto che svela un’inedita maturità e coerenza nel panorama dell’hip hop italiano.

L’uscita notturna dell’11 gennaio ha segnato il ritorno del triumvirato più significativo del rap nostrano: Guè, Jake La Furia e Don Joe. Questo atteso album, con undici tracce che i fan aspettavano da dieci anni, è un vero e proprio “instant classic” che ha già conquistato il titolo di disco dell’anno per il 2024.
Il trio ha preso in mano il “ferro del mestiere” dimostrando una maestria nell’arte del rap che pochi possono vantare. Il flow impeccabile di Guè e Jake, unito alla precisione di Don Joe nella produzione, ha creato un lavoro che non teme confronti. Le undici tracce del disco sono un viaggio nella storia del rap italiano, con riferimenti a Mi Fist e citazioni delle parole di Jake del lontano 2003.
La reunion dei Club Dogo ha superato ogni timore di un risultato posticcio o di un calo di intensità. Il trio ha mantenuto intatta l’alchimia che li ha resi unici nel panorama musicale italiano.

“Club Dogo” è un prodotto autentico, lontano da filler radiofonici e collaborazioni fuori posto. È un ritorno alle radici, al “sogno di ogni zanza” che ha alimentato l’hype per l’uscita dell’album. La Milano, sempre sullo sfondo delle canzoni, diventa una componente fondamentale del disco.

La città è raccontata nei dettagli, dalle luci lussureggianti del centro alle ombre che si nascondono dietro di esse. I Club Dogo sono i narratori di una Milano reale, fatta di contraddizioni, cultura, e un equilibrio precario tra lecito e non.

Il disco è anche un ritorno all’essenza dell’hip hop, con riferimenti alla golden age del genere e atmosfere da gangsta movie.

Le undici tracce, senza filler, sono un vero e proprio “manuale di viaggio” nel rap game italiano.
La presenza di Marracash, Sfera Ebbasta, e Elodie nei featuring conferma la volontà dei Club Dogo di mantenere un equilibrio tra tradizione e contemporaneità.
L’album, presentato alla Triennale, è un’ascesa trionfante del rap italiano.
Le tracce iniziali mostrano uno stile old-school con rime di autocelebrazione e omaggi alla tradizione hip hop.
La produzione di Don Joe mantiene il marchio di fabbrica del gruppo, senza cedere ai trend del momento. In conclusione, “Club Dogo” è un disco che non delude le aspettative, dimostrando che il trio è ancora capace di reinventarsi senza perdere la propria identità.
Guè, Jake La Furia e Don Joe si confermano non solo come i padrini del rap italiano, ma come “venerati maestri” della scena.
Un ritorno che segna un nuovo capitolo nella storia del rap italiano, lasciando in eredità alle nuove generazioni un manifesto della passione ossessiva per la musica.