Brunori e la “setta” dei Pettirossi.

Cip! E’ il nuovo album di Brunori Sas che apre il 2020. Un disco dalla poetica potente che si impone con un linguaggio nuovo, profondo, che colpisce ed emoziona fin dal primo ascolto.

Nelle 11 tracce di Cip! Dario ha voluto scrivere “dell’Uomo, e non degli uomini”. Un lavoro che non vuole eliminare le opposizioni intrinseche nella natura umana, nella vita stessa, ma che piuttosto vuole sfumare i confini tra il bello e il brutto, come uno specchio riflesso in cui si ha bisogno del negativo per abbracciare meglio il positivo.

Un lavoro che stupisce fin dalla copertina, scelta da Brunori e realizzata dall’artista Robert Figlia, non un’immagine a effetto, ma il dipinto di un Pettirosso: “Un uccelletto realistico, quasi da vecchia enciclopedia, privo di connotazioni sentimentali stucchevoli, intimamente combattivo e fiero” L’obiettivo, raggiunto, era quello di lasciare uno spazio immaginifico dove ogni ascoltatore potesse sviluppare la sia idea di Cip, dandogli la sua personale connotazione.

Cip! è un soffio di primavera nel centro di un inverno rigido che sembra sospendere la propria lotta per lasciare spazio alle note di un album ricco che lascia il segno.

Nell’album Brunori ha dato vita a 11 nuove canzoni ricche di sentimento, dopo il successo di Al di la’ dell’amore, canto epico e poetico che ha anticipato il progetto conquistando ottimi risultati in radio, il nuovo singolo estratto dal disco è Per due come noi, pezzo ballad che la critica ha fin dal principio definito “Instant Classic”.

“Ma non confondere l’amore e l’innamoramento che oramai non è più tempo e senza perdere il senso dell’orientamento quando fuori tira vento. Per due che come noi non si sono persi mai e se ti guardi indietro non ci crederai mai perché’ ci vuole passione”.

La chiave d’accesso alle emozioni contenute nell’album è l’inconfondibile narrazione lucida, velata di ironia presente nel primo brano, Il mondo si divide, con cui Brunori racconta il naturale sentirsi divisi tra istinto e morale, senza mai trovare una netta linea di confine.

Con una potenza disarmante, da pugni chiusi e lacrime agli occhi, Capita così ci mette davanti ai bilanci, quelli dei risultati raggiunti e quelli per cui ci sente minuscoli: gli anni che passano e l’imprevedibilità della vita, l’attimo che inganna, i cambiamenti e il crederci, nonostante tutto. Un grido di sfogo e di gioia in una cavalcata ritmica ed emozionale.

Mio fratello Alessandro’, dal mood beatlesiano, apre una tenera e umana riflessione sulla proprietà transitiva del prendersi cura gli uni degli altri. Si apre invece con un riff corale ‘Anche senza di noi’, forse il brano più spirituale di tutto l’album, che si interroga sul senso profondo del nostro passaggio, della traccia che saremo capaci di lasciare, di quello che succederà e verrà riscritto nel prossimo futuro da chi arriverà dopo di noi.

Una chitarra acustica dai toni folk, tra la west coast e il Beck più intimista, accompagna Dario Brunori in una semplice e distesa ballad nel suo stile ormai peculiare fatto di sentimento lieve e dolce ironia: ‘La canzone che hai scritto tu’. ‘Bello appare il mondo‘ è poi un minuzioso invito ad accogliere la bellezza del mondo intorno facendo spazio ai sentimenti più puri, spesso appannaggio dell’età fanciullesca.

L’ottava traccia, ‘Benedetto sei tu‘, è una speranzosa preghiera laica sulla ricerca della consapevolezza del nostro saper essere umani nel mondo di oggi. Un viaggio dai suoni esotici tra i Vampire Weekend e Sufjan Stevens è lo scatto di ‘Fuori dal mondo’, un vero e proprio inno dei sognatori. Achille, un bambino che non diventerà mai uomo, è il protagonista di ‘Quelli che arriveranno‘, il brano struggente che chiude l’album.

“Cip! è un gran del disco” Dario Brunori lo direbbe in maniera ironica grazie quella simpatia autentica che lo contraddistingue.  Questa volta però se avrete voglia di ascoltare l’album con attenzione potreste rendervi conto che lo scherzo è diventato realtà.

F.G.

«Il pettirosso ispira tenerezza ma è anche fiero e combattivo. Il titolo onomatopeico vuole lasciare uno spazio all’ascoltatore per dare la propria interpretazione e, da parte mia, l’idea del sentire un suono e una voce e non solo il concentrarsi sulle parole»

Dario Brunori