The Zen CircusL’ultima casa accogliente

Nei vari fan club e sui social ho letto molti messaggi di critica riguardo all’evoluzione “pop” dei The Zen Circus che emerge dall’ascolto del nuovo album L’ultima casa accogliente. Non sono assolutamente d’accordo riguardo alla possibile deriva commerciale della band toscana e vi spiego il perché. Innanzitutto a favore della mia tesi vi sono i testi di Appino, crudi, nichilisti, sinceri, carichi di vissuto e di appunti necessari per la vita degli altri. Le sue parole sono vere e terapeutiche, uno sputo in faccia alle banali rime cuore-amore.

Più che evoluzione pop credo sia più corretto parlare di un album introspettivo e meno incazzato rispetto a quello al quale il circo Zen ci aveva abituati. Non si può definire commerciale un disco con una canzone di chiusura di oltre 6 minuti e con due minuti di strumentale, dove troviamo riflessioni alte sul senso della vita, sui ricordi di un’infanzia da dimenticare. 2050 è una piccola perla incastonata in un album davvero ispirato e la prosecuzione naturale di un loro singolo storico dal titolo Ilenia. Un frontale è necessario per riprendersi dalla frustrazione del quotidiano.